venerdì 24 giugno 2011

 Da Wikipedia
CRONOLOGIA
8000 a.C. l'insediamento urbano più antico di cui finora siano state ritrovate le tracce ,ben 4500 anni prima dello sviluppo delle grandi civiltà fluviali in Mesopotamia ed Egitto. Si tratta della città di Gerico nelle vicinanze del Mar Morto, probabilmente sorta grazie alle attività mercantili collegate allo sfruttamento del sale e dei minerali della zona.

3500 a.C. prende avvio una prima fase di urbanizzazione, che vede la città di Uruk al centro di un'intensa opera di organizzazione del territorio: la ricchezza accumulata con la produzione agricola permette di avviare scambi con altri centri produttori di materie prime e di sostentare una classe di persone che organizzi il potere della città sul territorio circostante (soldati, fabbri, contabili, artigiani, ingegneri). In breve si costituisce una rete di piccole città dipendenti da centri più importanti: gli stessi rapporti gerarchici che si formano all'interno delle città si ricreano fra città e città. I centri urbani s'ingrandiscono e presentano elementi sempre nuovi e differenti. Lo spazio urbano comincia a essere concepito nella sua unitarietà e specificità: la città non è più un insieme casuale di edifici, ma una struttura ordinata.
2500 a.C. nella valle dell'Indo si sviluppa il primo centro urbano, Mohenjo-Daro si presenta come un grande centro amministrativo (la popolazione raggiunse i 40.000 abitanti) dotato di terme, magazzini e fognature. Le abitazioni sono a due piani, spesso con pozzi e bagni privati. È forse la prima città moderna, con una struttura ordinata e soluzioni ingegneristiche d'avanguardia, che ritroveremo solo nei centri romani più grandi e più ricchi (Roma e Pompei) o alcuni millenni dopo: a Parigi il sistema fognario verrà costruito nel 1854 e a Londra nel 1859.

I e II secolo d.C.   (durante i secoli d'oro dell'impero romano) la complessa stratificazione sociale, la specializzazione artigianale, i surplus economici accumulati con lo sfruttamento di enormi territori agricoli, i ricchi commerci transmediterranei e l'impiego sistematico del lavoro egli schiavi permettono di realizzare grandiosi opere pubbliche e di abbellire le città con opere d'arte di ogni tipo. Roma, capitale dell'Impero, raggiunge un milione di abitanti e si arricchisce rapidamente di edifici e strutture grandiose, come il Circo Massimo, l'Anfiteatro Flavio, le Terme di Caracalla o i tredici acquedotti che riforniscono la città.
VI secolo d.C. dopo il lento declino dell'epoca tardoantica dovuto sia al progressivo affievolirsi dell'intensità degli scambi commerciali a lunga distanza sia al minor controllo sulle campagne, da cui dipendeva la sua sussistenza, la città perde importanza. Prive di funzioni politiche e burocratiche precise, le città s'impoveriscono e vengono in parte abbandonate. Inoltre, senza una classe dirigente in grado di coordinare lavori di manutenzione, reperire fondi e materie prime e con la perdita di capacità tecniche e di funzioni artigianali specialistiche, le complesse strutture che caratterizzavano i centri romani (terme, acquedotti, condutture, strade, ponti) si deteriorano rapidamente cadendo in rovina.
VII secolo d.C.  la città comincia a riorganizzarsi, grazie alla presenza della Chiesa che, nel vuoto politico, si definisce a poco a poco come la nuova forza in grado di restituirle il ruolo di capitale. La funzione assunta negli equilibri fra i vari stati romano-barbarici assicura alla città un certo peso economico e politico, anche in virtù dell'importante patrimonio fondiario della Chiesa e della capillare rete di rapporti su cui poteva contare.
IX e X  secolo d.C.  prende avvio un processo di rinascita economica basata sull'affermazione graduale in tutta Europa del nuovo modello sociale e produttivo feudale che accompagnato dalla crescita demografica spiegabile con le migliori condizioni di vita e la fine della grandi ondate migratorie e delle devastazioni a esse connesse, crea le condizioni per un nuovo fenomeno di urbanizzazione. Molte città, semi abbandonate o cadute in rovina, vengono ampliate, come mostrano le nuove cinta murarie, e si arricchiscono di botteghe artigiane, manifatture e nuove strutture, come i palazzi pubblici che fungono da sedi dei governi locali, il palazzo vescovile, gli spazi coperti per gli scambi commerciali, le sedi delle varie corporazioni di mestiere e delle compagnie mercantili e le banche. Bologna, Parigi e Pavia inaugurano centri di studio laici, le università, che testimoniano l'esigenza per le nuove realtà urbane e statuali di una burocrazia e di un ceto di specialisti preparati. La crescita di queste città, sostenuta dal forte incremento demografico, arrestato solo dalle epidemie del secolo XIV, è costante e spesso caotica e non permette pianificazione urbanistica, se non una parziale e non organizzata divisione in aree della città per arti e mestieri. Queste nuove città hanno uno sviluppo verticale e le abitazioni possono raggiungere parecchi piani di altezza. Nascono le case-torre delle famiglie aristocratiche, sorta di castello in città, come Bologna, Pavia e San Gimignano. Torri pubbliche, guglie e campanili dominano la città per fermare e mostrare la forza e la ricchezza di chi li ha eretti. Il tipo di città che si diffonde è destinato a restare pressoché immutato almeno fino alla rivoluzione industriale.
XVIII secolo d.C. lo sviluppo della moderna industria produsse massicce urbanizzazioni e portò alla crescita di nuove grandi città, prima in Europa e poi nel resto del mondo: le nuove opportunità producevano infatti un alto numero di immigranti dalle comunità rurali nelle aree urbane.
XIX e XX secolo d.C. la nuova percezione della città è dovuta soprattutto a una maggiore attenzione alle connessioni del sistema-città e alle sue divisioni interne. Un aspetto decisivo  riguarda le connessioni della città. Ciò permette di spiegare il carattere unico di un determinato luogo. I siti vengono visti in interconnessione con una rete culturale, economica, commerciale o storica, e non trattano allo stesso modo tutti gli agglomerati urbani. Quindi, mentre Londra e Tokyo sono collegate da un punto di vista economico attraverso la borsa, Stoccolma e Graz lo sono attraverso il legame culturale di Capitale Europea della Cultura. Queste reti si sovrappongono e si concentrano nelle città. Presumibilmente tale concentrazione di reti crea un feeling unico in un luogo. Le suddette reti, comunque, non collegano solo le città fra di loro, ma anche con i loro dintorni. La nozione di "impronta cittadina" riflette l'idea che la città da sola non sia sostenibile: dipende dai prodotti dei dintorni, necessita di collegamenti commerciali e connessioni per la viabilità economica. Osservando le reti diviene possibile spiegare l'ascesa e la caduta delle città. Questo ha a che fare con l'importanza delle connessioni, e può essere ben illustrato con l'arrivo dei colonizzatori spagnoli nelle Americhe. In breve tempo le connessioni con Madrid divennero più importanti di quelle con l'antica capitale Tenochtitlán.

domenica 12 giugno 2011

ABBECEDARIO

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venerdì 13 maggio 2011


I PROTAGONISTI:
-Ippodamo di Mileto (V secolo a. C.– ...) propone un impianto costituito da una rete stradale ortogonale, fatto di strade principali e strade secondarie, che divide lo spazio in isolati quadrangolari regolari. In questo tipo di impianto, mancando un centro integrato nella griglia ortogonale, i singoli quartieri e isolati avevano tutti un'importanza equivalente. Il centro simbolico e funzionale della città era invece quasi sempre in posizione decentrata, tradizionalmente posizionato su alture (acropoli). Questo schema urbanistico viene spesso chiamato "ippodameo" da Ippodamo di Mileto.
-Francesco di Giorgio Martini  (Siena,1439– Siena,1501)  propone un repertorio di forme simmetriche e rigorose, combinando impianti radiocentrici ed a scacchiera e tenendo conto delle nuove esigenze di difesa bastionata dalle artiglierie. Fu proprio l'evoluzione delle tecniche di fortificazioni “alla moderna” che darà all'idea rinascimentale di città radiocentrica, la possibilità di materializzarsi in concrete realizzazioni
-Robert Owen  (Newtown, 1771–Newtown, 1858) propone rapporti sociali nuovi, come via d'uscita alla questione sociale della difficile condizione del proletariato urbano, impiegato nelle nuove attività manifatturiere. Il modello fisico proposto da Owen consiste in un insediamento di circa 1.200 persone, circondato da 1.000-1.500 acri di terreno. La pianta del villaggio è costituita da una grande unità edilizia quadrilatera, diviso al suo interno in settori dagli edifici pubblici (cucina pubblica, depositi, scuola e biblioteca).
   - Ebenezer Howard (1850-1928) propose un modello urbanistico,conosciuto come “città    giardino”, basato sullo spostamento verso la campagna mediante la realizzazione di piccoli centri urbani decentrati nel verde caratterizzati dalla tutela delle qualità ambientali, dall'integrazione con il mondo rurale, dall'annullamento della rendita fondiaria e della speculazione attraverso la proprietà collettiva dei suoli.

mercoledì 11 maggio 2011

Fumetto
"Topolinia 20802" ,autore: Marco Ghiglione.


Da Wikipedia

Le mani sulla città è un film del 1963  diretto da Francesco Rosi. Film di impegno civile, è una spietata denuncia della corruzione e della speculazione edilizia dell'Italia  degli anni sessanta. Il film è ambientato a Napoli, ma è scelta a rappresentare una qualsiasi città italiana. All'inizio un uomo guarda il paesaggio, indica i palazzi sullo sfondo e dice ai suoi collaboratori che la città si sta muovendo verso una data direzione, che è quella stabilita dal piano regolatore. Loro sono su un terreno ad uso agricolo, e l'idea è quella di comprare la terra, cambiare il piano regolatore per deviare la crescita della città su tale terreno e costruirvi, guadagnando con il cambio di destinazione d'uso 70 volte tanto la spesa.
Quell'uomo è Edoardo Nottola, un consigliere comunale napoletano e  costruttore edile è costretto a ritirarsi dalla vita politica per il crollo di una palazzina da lui costruita. Cambiato partito riesce a farsi eleggere di nuovo e ad avviare un gigantesco progetto speculativo,che cambierà il volto della città.
La città che sale è un dipinto realizzato dal pittore italiano Umberto Boccioni, nel 1910. Il quadro raffigura il risveglio di una moderna città industriale, che coincide con l'inizio del lavoro nei cantieri e nelle fabbriche. La composizione è dominata dalla figura di un cavallo, teso nello sforzo di trainare un carro con l'aiuto di diversi uomini. Sulla scena come sfondo si vede la periferia industriale, con cantieri edili e ciminiere fumanti. Nel 1912 il quadro fu acquistato dal musicista  Ferruccio Busoni  nel corso della mostra d'opere futuriste itinerante in  Europa. È oggi esposto al Museum of Modern Art di New York.